In materia di licenziamento, la Corte di Cassazione ha statuito l’illegittimità del provvedimento espulsivo nei confronti del lavoratore, dal momento che le reiterate contestazioni disciplinari, concentrate in un breve periodo di tempo e per fatti ormai lontani, si sono rivelate pretestuose.
Nello specifico la Suprema Corte, con la Sentenza n. 14017 del 4 giugno 2013, ha precisato che la condotta del datore di lavoro è frutto di un disegno persecutorio verso il dipendente, al quale spetta il risarcimento del danno non patrimoniale da mobbing.





